Ci sono elementi del tutto condivisibili, essenziali e piena di spunti per la nuova avventura fieristica incentrata a tutto campo sul legno, con parole chiave significative.
La prima è la centralità della visione filiera legno. È un concetto ormai maturo o comunque risultato di considerazioni affermate nei diversi comparti del legno. Il ciclo del legno comincia per così dire dal seme, ovvero dalla risposta che gli ultimi step del legno (lavorazioni, progetto, prodotti…) indicano per aver individuato le specie più idonee all’ottimizzazione dei risultati (ad esempio se si decidesse la convenienza , economica, sostenibile, in una parola di economia circolare che molti oggetti che si mettono in bocca (posate, stecchini per gelati, stuzzicadenti, tazze…) incrementerei la piantagione di faggi, o pioppi, o betulle che sono legni che non scheggiano. Ma, in una visione di filiera, starei ben attento a non alterare, puntando a singole specie (come sta succedendo per l’abete indiscutibile protagonista per costruire case), equilibri ecologici, puntando alla monocultura di poche specie, trascurando la vitale necessità della biodiversità.
Una visione di filiera avrebbe un enorme pregio: quello di uscire dall’autoreferenzialità dei singoli comparti.
Ad esempio: c’è assoluta impermeabilità fra un falegname e un carpentiere. Anche se a scale diverse, entrambi i comparti hanno il problema delle connessioni del legno. Il falegname usa spesso spinotti di legno, mentre i carpentieri usano connettori di acciaio. La proposta di usare connettori di legno (cavicchi) anche nella carpenteria, stenta a decollare, nonostante gli ottimi risultati sperimentali ed applicativi e nonostante i bellissimi risultati sul piano estetico e della durabilità che l’acciaio, al contrario, ha più difficoltà a garantire. E così si potrebbero impiegare incastri e unioni tipici della falegnameria anche in carpenteria e viceversa.
Ragionando in termini di permeabilità fra i comparti di destinazione d’uso del legno, avanzo subito una proposta. Un settore di impiego del legno, l’imballaggio, viaggia per suo conto. I grandi contenitori per il trasporto di macchinari pesanti e delicati sono tutt’ora di legno, Le pareti sono tenute assieme da graffe (cambrette), per mezzo di utensili a pressione: perché non usarli per legare le pareti delle case, ben meno sollecitate?
Insomma, penso che una visione di filiera, potrebbe scatenare nuove opportunità di impiego innovativo del legno.
Altra parola chiave: sicurezza.
La sicurezza può essere declinata in tanti modi. La recente tempesta Vaia ha mostrato, nella sua devastazione, come i boschi non siano in sicurezza, ma soprattutto ha evidenziato vuoti enormi di gestione del patrimonio boschivo: impotenza di taglio ed esbosco (il legno sta marcendo inutilizzato) e soprattutto la mancanza di segherie. Oggi sarebbero possibili segherie idrauliche ad altissima efficienza energetica a costi minimi di gestione. Purtroppo, sulle nostre montagne, aumentano le piste da sci e la neve artificiale (ecologicamente devastante) ma spariscono le segherie e quindi l’utilizzo della risorsa legno.
Un comparto oggi in assoluta crisi, è quello del pioppo. Considerata risorsa autarchica e ultimamente negletta, potrebbe essere rivisitata, sia per la grande funzione ambientale (golene del Po’ da Torino all’Adriatico) sia di veloce produzione di massa verde e quindi di produzione non solo di compensati, ma di legno per oggettistica (contattare ditta Panguaneta)
La terza parola chiave, internazionalità, vorrei declinarla cogliendo un aspetto che la nuova impostazione della manifestazione mi suggerisce. Internazionalità non tanto o solo perché partecipano operatori stranieri, piuttosto perché la manifestazione potrebbe diventare il luogo da dove partono proposte di sostenibilità ed economia circolare virtuose a cui il mondo dovrà riferirsi.
In questo senso avanzo la proposta di un seminario “Legno versus plastica”, dove si esaminano i settori e i prodotti in cui il legno potrebbe sostituire l’impiego delle dannose plastiche, non smaltibili e ormai drammaticamente responsabili di disastri ai grandi ecosistemi.
Questo seminario avrà come protagonista il cnc. Grazie a questi nuovi ambienti di lavoro, è possibile la produzione su larga scala, con costi contenuti (il settore delle macchine cnc avrebbe un campo di produzione molto vasto) di tanti prodotti oggi realizzati conla plastica.
Un altro seminario, sempre di 3-4 ore lo dedicherei al tema della comunicazione del legno e ad un marketing meno naif e banale, fatto in casa e di bocca buona, per la promozione del legno.
Quanto sopra per accennare alle tantissime sinergie derivabili dal confronto fra i diversi comparti della filiera legno e per significare l’attenzione per formulare alcune proposte seminariali e formative che sono gli elementi di continuità fra L&E e W-E.
Franco Laner