COME SI FA
Recupero di tronchi non idonei in carpenteria
La costruzione di un tavolo
di Andrea Zenari
Nella cultura dei boscaioli e dei carpentieri italiani normalmente quando un tronco è storto o ha una qualsiasi deviazione rispetto alla linea retta e alla forma cilindrica viene considerato un tronco di scarsa qualità e automaticamente non può essere usato in carpenteria. Al contrario, in altri contesti mondiali, questo non avviene. Infatti, ad esempio, una nota carpenteria canadese usa nei manufatti che realizza enormi tronchi non affatto rettilinei e con spiccati contrafforti, ciò anche perché la lavorazione di questi elementi dà un risultato piacevole dell’opera finita. La filosofia di lavoro che voglio trasmettere con questo articolo è basata sul recupero di ogni elemento di legno. In questo contributo costruiremo un tavolo: un semplice tavolo realizzato con materiali non del tutto “convenzionali”, valorizzando e risaltando i difetti del legno e facendoli diventare elementi di pregio
Difetti come la protuberanza di un nodo, se ben levigato, possono diventare non solo un elemento di pregio estetico ma può avere anche benefici funzionali come ad esempio il ricavare una nicchia per l’appoggio di bicchieri oppure di una candela. Lo stesso vale per i contrafforti o per la conicità del tronco che sarà un elemento di pregio in quanto darà una forma irregolare al manufatto rendendolo rustico, naturale ed esclusivo.
Caratteristiche
Partiamo con le misure: la distanza como- da per gli adulti tra il piano di seduta e il piano del tavolo dove si andrà a mangiare è di 35 cm. L’altezza del piano di seduta va dai 45 ai 50 cm, conseguentemente quella del piano del tavolo sarà di 80 – 85 cm. Qualora si volesse realizzare un tavolo tipo “birreria”, quindi utilizzabile con uno sgabello, l’altezza del piano del tavolo può arrivare a 110 cm (quindi l’altezza dello sgabello sarà dai 70 ai 75 cm). Per quanto riguarda il legno da impiegare non esiste una specie che preferisco o più adatta. Si può usare il legno di pioppo, di salice, di querce, di castano e di ogni tipo di conifera, ma anche legname di vari alberi ornamentali. Propongo, quan- do possibile, di utilizzare e valorizzare gli alberi abbattuti in giardino, indipendentemente dalla specie. Un legno leggero, ovviamente, è più facile da maneggiare; inoltre, legni che contengono oli essenziali possono rilasciare piacevoli profumi. Per quanto riguarda la stagionatura, in genere preferisco per facilità di lavorazione segare e realizzare i manufatti con il legno fresco. Tuttavia bisogna tener conto che durante le fasi di stagionatura natura- le del legno questo potrebbe creare delle deformazioni date dalle tensioni interne createsi durante la crescita dell’albero.
Come si fa
Vediamo come si costruisce un tavolo con l’uso di tronchetti e tavoloni (segati con la segheria mobile).
Il metodo più semplice per realizzare un tavolo con panche è quello di appoggiare sia il piano che le panche, seppur a livelli di altezza diversi, su due longheroni lungi dai 180 ai 200 cm posti ortogonalmente al senso di lunghezza della tavola. I longheroni saranno realizzati con tronchi rotondi o squadrati, almeno su due lati paralleli, aventi spessore variabile tra i 10 ed i 20 cm e con una larghezza maggiore dell’al- tezza, in modo da creare due appoggi al suolo ben stabili. Seguiranno degli ele- menti sovrapposti che ci consentiranno di arrivare all’altezza di appoggio della struttura di seduta.
Ipotizzando di fare le sedute con tavole spesse 10 cm, ed avendo realizzato i lon- gheroni spessi 20 cm, ci troviamo a dover realizzare degli appoggi delle dimensioni di 20×20 cm, spessi 15 cm, che, posandoli alle estremità dei longheroni, consentono di creare un piano di seduta alto 45 cm.
Nella parte centrale dei due appoggi saranno posati successivamente degli elementi squadrati su tutti o solamente su due lati paralleli, che, una volta sovrappo- sti, permetteranno di arrivare ad un’altez- za di 70 cm. Sia gli elementi di spessore sia quelli che distanziano e connettono le sedute dovranno essere fissati con almeno due viti in torx ad ogni vincolo. Queste dovranno essere messe su assi diversi in modo che non siano poste sulla stessa linea di fibra per non creare fessu- re predominanti. Le dimensioni delle viti dovranno essere del diametro di 8 mm e della lunghezza di almeno 10 cm maggiore dello spessore da vincolare.
Una volta fissati gli spessori sia delle sedute sia del ripiano è il momento di fissare il ripiano che dovrà portarci ad un’altezza di 80 cm dal piano di calpestio. Questo può essere realizzato con un solo elemento, se questo è largo almeno 75-80 cm, oppure con due o più elementi in modo da arrivare alla larghezza già detta. Ovviamente tutto dipende dalla lunghez- za del tavolo che vogliamo realizzare, questa tipologia è gradevole anche con il ripiano largo 100-120 cm. Successivamente, sempre utilizzando le viti, saranno fissate le due sedute. Queste dovranno essere poste ad una distanza dai profili esterni del ripiano di 10-15 cm, in modo da poter avere un ingresso agevole con le gambe.
Il tavolo può essere completato anche panche con schienale; addirittura se i montanti dello schienale sono prolungati ad un’altezza di almeno 220 cm potrebbero fungere da colonne per una eventuale tettoia.
È importante sottolineare che ogni lavoro deve essere sicuro nei confronti dell’utilizzatore e quindi è necessario levigare bene ogni spigolo e ogni porzione che potrebbe diventare oggetto di incidenti. Nel caso specifico di questo articolo il tavolo è costruito per essere posto all’esterno, quindi sotto alle intemperie. Per natura degli eventi (e del legno) sarà sicuramente soggetto ad una variazione cromatica, data dalla foto ossidazione delle lignine e dalla proliferazione superficiale di funghi cromogeni (questi possono variare dal grigio-verde al blu già nelle prime settimane). Non mi preoccuperei troppo della durabilità in quanto il tavolo ha degli spessori cospicui di almeno 10 cm; pertanto, anche se nel tempo è scontato che i funghi e qualche insetto si ciberanno del legno questo avverrà in un arco di tempo abbastanza lungo.
Una delle domande che in genere mi vengono fatte è sapere quali trattamenti è necessario fare su questo tipo di tavoli da esterno. Sconsiglio di dare vernici che creino film superficiali perché queste in poco tempo subiranno un degrado, andandoacostituireunaspettodidisagio estetico risolvibile intervenendo frequen- temente apportando nuova vernice.
Sono contrario anche sull’effettuare trattamenti preservanti impregnanti poiché il tavolo sarà lasciato all’esterno ed i prodotti chimici che useremo per impregnare il legno saranno dilavati e poi assorbiti dal terreno. Piuttosto è da ipotizzare una tettoia o comunque una copertura (un telo è sufficiente) che durante i momenti di inutilizzo protegga il manufatto e che consenta la ventilazione sottostante in modo da evitare che vi sia ristagno d’acqua che degradi il legno più rapidamente.
Spesso propongo, ed eseguo, la bruciatura superficiale con fiamma a gas. In questo modo si dà al legno una tonalità più scura al legno, che lo rende “antico”, ma soprattutto si aumenta la durabilità superficiale limitandone l’attacco da parte dei patogeni.
Conclusioni
Il tema del recupero, e quindi della valorizzazione dei tronchi, è un tema su cui in pochi scommettono. Questo perché chi si occupa di abbattimento solitamente non lavora il legno e chi normalmente lo lavo- ra, come i falegnami, difficilmente parte dal tronco per realizzare i loro manufatti; piuttosto preferisce acquistare i pannelli già pronti all’uso.
A mio avviso è necessario intraprendere una campagna di valorizzazione del legno perché può creare nuovi mercati, dando valore aggiunto a dei materiali diversamente impiegati, se non per produrre energia. Ma soprattutto per valorizzare la filiera albero-legno, diversa da quella foresta-legno, perché in questo caso si tratta di pezzi unici per realizzare manufatti.
Info
Autore: Andrea Zenari
Selvicoltore
fattoriadellegno@gmail.com; www.fattoriadellegno.it